Chi è Ai Weiwei? L'artista e le sue opere in 10 punti

In due minuti vi raccontiamo la storia di Ai Weiwei, l'artista cinese che con le sue opere ha sfidato il governo cinese, denunciando le storture del capitalismo. 

L'artista cinese Ai Weiwei

L'artista cinese Ai Weiwei con "i pezzi" della sua celebre opera "Sunflower Seeds" (2010)

C’è chi nutre dei dubbi sull’artista cinese Ai Weiwei, non solo sulla sua arte che, come accade con gran parte dell’arte figurativa del XXI secolo, difficilmente riesce a mettere tutti d’accordo. I dubbi che alcuni critici nutrono su Ai Weiwei sono relativi al suo personaggio: un artista dissidente che lotta per i diritti civili contestando il governo cinese, finendo persino in carcere per questo. Un artista che diventa ambasciatore di Amnesty International, impegnato a denunciare il dramma dei migranti attraverso le sue opere.

Da un lato c’è chi gli contesta il vittimismo, con frasi del tipo: "Alla fine con il governo cinese se l’è andata a cercare, ha tirato la corda sperando di venire arrestato (tra l’altro per reati fiscali, ufficialmente) per poi poter recitare il ruolo di martire per la libertà di espressione". Dall’altro gli si contesta il fatto che il suo impegno nei confronti dei migranti non sia altro che un modo per farsi pubblicità, in un certo senso.

Io la penso diversamente, e vi spiego perché.

Primo, perché Ai Weiwei, a differenza di altri, si è dimostrato sempre coerente nelle sue scelte, al punto di finire in carcere (e, credetemi, non credo sia il massimo passare tre mesi in isolamento in un carcere cinese). Inoltre, che sia sincero o no, il messaggio che lancia è giusto e tanto mi basta. Infine, e questo è ciò che conta per me, in quanto scrittore, c’è il fatto che la sua è una storia affascinante, che merita di essere raccontata. Lo faccio in dieci punti. Buona lettura!

L'ARTE DI AI WEIWEI RIASSUNTA IN DUE MINUTI (DI ARTE)

1. Ai Weiwei è un artista e designer cinese. Nasce a Pechino nel 1957 in una famiglia di intellettuali. Il padre, poeta, viene accusato di “idee destriste” dal Partito Comunista Cinese, così lui e la famiglia vengono inviati in un campo di rieducazione militare.

Per anni la famiglia sarà costretta a vivere in una spelonca nel deserto dei Gobi e al padre, Ai Quing, verrà affidato il compito di pulire le latrine del paese. Solo nel 1976 potranno tornare nella capitale.

2. A Pechino Ai Weiwei ci rimarrà pochi anni perché già nel 1981, decide di lasciare la Cina per vivere a New York. Sono anni intensi in cui l’artista farà molti lavori per mantenersi e cambia molte case. È a New York che si innamora dell’arte concettuale di Marcel Duchamp e della Pop Art di Andy Warhol.

Ai Weiwei, Han Dinasty Urn with Coca Cola Logo

Ai Weiwei, Han Dinasty Urn with Coca Cola Logo, 1994

3. Dopo dodici anni trascorsi negli Stati Uniti, nel 1993 è costretto a tornare in Cina, per stare vicino al padre gravemente malato. La sua esperienza americana lo rende popolare, sono molti i giovani artisti che lo frequentano per avere notizie sulle ultime tendenze nel mondo dell’arte. È in questo periodo che pubblica tre libri sull’arte: The Black Cover Book (1994), The White Cover Book (1995) e The Grey Cover Book (1997).

4. In molte delle sue opere Ai Weiwei evidenzia come il capitalismo e il consumismo in Cina stiano progressivamente cancellando l’eredità culturale e artistica della nazione.

Ad esempio, nell’opera Han Dinasty Urn with Coca Cola Logo (1994 - foto sopra) l’artista “decora” un antico recipiente della dinastia Han con uno dei simboli più conosciuti del mondo odierno. “Avevo voglia di renderlo più attuale”, spiegherà l’artista.

Ben più scalpore genererà la performance Dropping a Han Dinasy Urn (1995) in cui l’artista, vestendo i panni tipici degli operari cinesi, si farà riprendere mentre si lascia cadere dalle mani una preziosissima urna cineraria cinese vecchia di circa 2000 anni.

Ai Weiwei, Dropping a Han Dinasy Urn

Ai Weiwei, Dropping a Han Dinasy Urn

5. Ai Weiwei sottolineerà inoltre l’omologazione imposta dal sistema capitalistico con le sue installazioni della serie Forever (2003), che hanno per protagonista centinaia di biciclette a cui sono state rimossi pedali e catene (Forever è la marca di bici più venduta in Cina).

6. Nel 2005 apre un blog in cui, oltre a parlare della sua attività artistica, commenta anche la politica cinese, criticando e denunciando alcune scelte del Governo.

Dopo il disastroso terremoto che colpì la Cina nel 2008 invita i cittadini a comunicare i nomi dei ragazzi morti a causa del crollo delle scuole, costruite senza rispettare i criteri minimi di sicurezza. La scelta di coinvolgere gli utenti nel formulare questa drammatica lista era un modo con cui l’artista denunciava la scarsa chiarezza da parte delle autorità riguardo il conteggio delle vittime (ampiamente sottostimato).

Il blog viene oscurato e Ai Weiwei viene interrogato e malmenato dalla polizia. Lo stesso anno l’artista creerà l’opera Snake Bag, un enorme serpente costruito con zaini scolastici.

Ai Weiwei, Snake bag, 2008

Ai Weiwei, Snake bag, 2008

7. Oltre che artista contemporaneo, Ai Weiwei è anche architetto. Dal 2001 infatti è proprietario dello studio FAKE Design, con il quale ha collaborato come consulente artistico per la progettazione dello stadio di Pechino per le Olimpiadi del 2008: il famoso “Nido di uccello”. L’artista tuttavia non presiederà all’inaugurazione per protesta contro lo sfruttamento degli operai nei lavori per la preparazione dei giochi.

Nel 2010 costruisce uno studio a Shangai che però viene viene raso al suolo un anno dopo dalle autorità cinesi che sostengono sia stato costruito senza i permessi necessari.

Ai Weiwei, stadio di Pechino

Ai Weiwei, stadio di Pechino (Foto: Peter23, CC BY-SA 3.0)

8. È nel 2011 che avviene un evento che influirà molto sulla vita di Ai Weiwei. Il 3 aprile l’artista viene arrestato all’aeroporto di Pechino, con l’accusa di evasione fiscale.

L’artista viene detenuto illegalmente in un luogo segreto per 81 giorni (i primi trenta ammanettato). Non gli viene data la possibilità di parlare con nessuno ed è costantemente seguito da due guardie silenziose. Solo al quarantatreesimo giorno gli viene concesso di parlare con la moglie. Alla detenzione segue una multa di 2,36 milioni di dollari, il ritiro del passaporto, l’allontanamento delle sue opere dai musei e il divieto di pubblicare articoli sul web o di parlare con la stampa. La sua casa inoltre viene controllata da telecamere di sorveglianza e agenti, mentre il suo nome in Cina sparisce dai motori di ricerca.

Alla detenzione Ai Weiwei dedicherà l’opera S.A.C.R.E.D. (2013)

Ai Weiwei, S.A.C.R.E.D.

Ai Weiwei, S.A.C.R.E.D.

9. Nel 2014 realizza una maxi installazione realizzando con i mattoncini LEGO (1,2 milioni!) i ritratti di centosettantasei perseguitati politici (da Mandela a Snowden, da Galileo a Dante). Quando l’artista chiede alla LEGO altri mattoncini per “aggiornare” l’opera, la compagnia danese vieta la fornitura perché contraria all’uso del prodotto per motivi politici.

Ai Weiwei allora, citando Duchamp, pubblica su Instagram una foto con i mattoncini LEGO buttati in un WC. Si alza un polverone tale che la LEGO deve fare marcia indietro e rinunciare al divieto.

L'opera di Ai Weiwei creata per l'evento a Palazzo Strozzi, Firenze

L'opera di Ai Weiwei creata per l'evento a Palazzo Strozzi, Firenze

10. Nel 2015 Ai Weiwei riceve da Amnesty International l’Ambassador Of Coscience Award, per le sue azioni a sostegno dei diritti umani. Nello stesso anno all’artista viene restituito il passaporto. Ne approfitta per andare in Germania dove vivono sua moglie e suo figlio e poi a Lesbo, per seguire in prima persona il dramma dei migranti.

Molte delle sue opere del 2016 riprendono questo tema, come l’installazione temporanea Reframe, creata per Palazzo Strozzi a Firenze.

"My activism is a part of me. If my art has anything to do with me, then my activism is part of my art." (Ai Weiwei)

Ai Weiwei, Reframe

L'installazione di Ai Weiwei al Palazzo Strozzi di Firenze

La mostra:

"Ai Weiwei. Libero"
Al Palazzo Strozzi di Firenze
Dal 23 settembre 2016 al 22 gennaio 2017

lovisco.marco

Marco Lovisco

Giornalista, consulente di comunicazione e scrittore.

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