10 opere d'arte per raccontare l'inverno

Dai maglioni eleganti di Tamara de Lempicka ai paesaggi innevati di Monet, Sisley e Courbet: 10 dipinti per raccontare la stagione più fredda

Dame rinascimentali che giocano a palle di neve sotto le mura di un castello, cacciatori che tornano al villaggio procedendo lenti nella neve, un vecchio con un sacco sulle spalle che vola sui tetti imbiancati di una città silenziosa… le tenui sfumature della neve da sempre hanno ispirato artisti ad ogni latitudine. Ognuno ha raccontato a suo modo l’inverno, evidenziandone aspetti diversi, a volte insoliti.

Così ho deciso di fare una selezione di 10 opere d’arte a tema invernale, per raccontare come, attraverso i secoli, gli artisti si sono confrontati con i colori della stagione più fredda. È un viaggio a ritroso nel tempo, che parte dalle modelle Art Deco di Tamara de Lempicka e torna indietro nei secoli, per fermarsi di fronte alle mura merlate del castello del Buonconsiglio, nel cuore di Trento.

L'INVERNO IN 10 OPERE D'ARTE

1. Tamara de Lempicka, St. Moritz, 1929, collezione privata

Tamara de Lempicka, Saint Moritz, 1929
Tamara de Lempicka, Saint Moritz, 1929

Eleganza, stile e algida bellezza: ecco come Tamara de Kempicka, regina dell’Art Deco, racconta l’inverno. Come in molte delle sue opere, anche in questa c’è un’attenzione estrema agli abiti e all’acconciatura della modella, perfettamente affini alla moda dell’epoca.

Si tratta di un dettaglio che traspare in molti altri dipinti di questa talentuosa artista polacca, famosa per la sua vita mondana, e per la profonda malinconia che l’affliggeva, e che rivive negli occhi color miele della sua bellissima sciatrice.

2. Marc Chagall, Sopra Vitebsk, 1914, Art Gallery of Ontario, Toronto

Marc Chagall, Su Vitebsk, 1984, olio su tela, 73×93 cm, Art Gallery of Ontario, Toronto
Marc Chagall, Su Vitebsk, 1984, olio su tela, 73×93 cm, Art Gallery of Ontario, Toronto

Non poteva che sorprendere il soggetto scelto da Marc Chagall per rappresentare l’inverno. Un vecchio signore che vola sui tetti di una città addormentata, con un bastone e un sacco dietro la schiena.

Si tratta dell’Ebreo errante, figura ricorrente della tradizione ebraica, professata dall’artista bielorusso. Come in molte delle sue opera, anche in questa Chagall racconta le sue radici, legate alla religione, raccontata in modo semplice e con grande delicatezza, e alla sua patria, la piccola città di Vitebsk.

3. Giovanni Segantini, Ritorno dal bosco, 1890, Collezione privata

Giovanni Segantini, Ritorno dal bosco, 1890, St. Moritz, Museo Segantini

Tra tutte le opere ho scelto questo dipinto di un importante artista trentino, tra i massimi esponenti del divisionismo, corrente artistica nata in Italia alla fine dell’Ottocento. È un’opera che racconta bene le dure condizione dei contadini che vivevano nelle Alpi più di un secolo fa.

Pregevole il modo in cui l’artista riesce a evidenziare le diverse sfumature della neve, che raccontano tre spazi diversi: la strada su cui si trascina faticosamente la slitta, le montagne che si stagliano sullo sfondo e il cielo candido, che preannuncia l’imminente nevicata.

4. Vincent van Gogh, Minatori nella neve, 1882, Van Gogh Museum, Amsterdam

Vincent van Gogh, Minatori nella neve, 1882, Van Gogh Museum, Amsterdam, Nederland
Vincent van Gogh, Minatori nella neve, 1882, Van Gogh Museum, Amsterdam, Nederland

Dal duro lavoro dei contadini delle Alpi, a quello estenuante dei minatori del Belgio. Nel 1879 infatti van Gogh si recò nelle regioni minerarie del Belgio per prendersi cura dei malati e predicare la Bibbia ai minatori. Per comprenderne meglio le condizioni, decise di vivere come loro, dormendo in una baracca e dividendo con gli altri i pasti frugali attorno alla flebile luce delle lampade. Questo eccesso di fervore tuttavia spaventò i responsabili della Scuola di Evangelizzazione di Bruxelles, che decisero di non gli rinnovargli l’incarico di predicatore.

Di quell’esperienza sopravvivono molti toccanti dipinti, disegni e acquerelli, come questo che vedete qui sopra, allegato ad una lettera inviata da Vincent al fratello Theo.

5. Alfred Sisley, Neve a Louveciennes, 1878, Musée d'Orsay, Parigi

Alfred Sisley, Neve a Louveciennes (1874); olio su tela, 22x18 cm, Phillips Collection, Washington
Alfred Sisley, Neve a Louveciennes (1874); olio su tela, 22x18 cm, Phillips Collection, Washington

Silenzioso, solitario e riservato: l’inverno di Sisley rispecchia la personalità di questo pittore impressionista, che a Louveciennes, paesino nei dintorni di Parigi, visse dal 1872 al 1874.

A  differenza del suo collega Renoir, che adorava i paesaggi assolati e mediterranei, Sisley preferiva le tinte candide della neve, che ritrae in una serie di bellissimi dipinti con le sue pennellate leggere dai toni delicati.

6. Claude Monet, La Gazza, 1868-1869, Musée d'Orsay, Parigi

Claude Monet, La gazza, 1868-1869, Musée d'Orsay, Parigi
Claude Monet, La gazza, 1868-1869, Musée d'Orsay, Parigi

Un paesaggio candido, interrotto solo da una piccola macchia scura, adagiata su una staccionata. Guardando questo meraviglioso dipinto di Monet si ha l’impressione di sentire il suono della neve che scricchiola sotto i nostri piedi e il profumo dell’aria frizzante di un mattino invernale.

Come in altri dipinti di Monet, anche in questo sono evidenti due caratteristiche che rendono le sue opere riconoscibili: la pittura en plein air, che accomuna tanti altri artisti impressionisti, e l’attenzione nel catturare gli effetti della luce e le sue sfumature che si riverberano sul bianco della neve.

7. Gustave Courbet, Volpe nella neve, 1860, Dallas Museum of Art

Gustave Courbet, Volpe nella neve, 1860
Gustave Courbet, Volpe nella neve, 1860

Osservando questo dipinto si ha l’impressione di guardare una fotografia, capace di catturare un atto dinamico e fermarlo per sempre in un capolavoro che verrà ammirato per secoli.

Non poteva essere diversamente, visto che siamo di fronte ad un’opera di Gustave Courbet, padre del realismo. Un realismo che punta a catturare i dettagli della realtà con una maniacale attenzione al dettaglio, e con una  tecnica pittorica originale che permise all'artista di ottenere effetti cromatici di notevole dinamismo ed energia.

8. Pieter Bruegel il Vecchio, Cacciatori nella neve, 1565, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Pieter Bruegel il Vecchio, Cacciatori nella neve, 1565, Kunsthistorisches Museum, Vienna
Pieter Bruegel il Vecchio, Cacciatori nella neve, 1565, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Siamo di fronte all’opera di uno dei più importanti pittori di paesaggi del XVI secolo, capace di cogliere con ricchezza di particolari e sensibilità la quotidianità della vita contadina nei Paesi Bassi.

In quest’opera pare di avvertire la stanchezza dei cacciatori che tornano lenti al villaggio dopo una giornata nei boschi a cercare selvaggina. Interessante la divisione dell’opera in due scenari: da un lato la fatica dei cacciatori, dall’altro la serenità del villaggio, dove c’è anche spazio per pattinare sul ghiaccio e trascorrere una giornata spensierata.

9. Giuseppe Arcimboldo, Quattro stagioni – Inverno, 1563, Museo del Louvre, Parigi

Giuseppe Arcimboldo, Inverno, 1563, Kunsthistorisches Museum di Vienna
Giuseppe Arcimboldo, Inverno, 1563, Kunsthistorisches Museum di Vienna

Questo interessante dipinta è una delle “teste composte” del pittore italiano Giuseppe Arcimboldo. Si tratta di rappresentazioni di volti umani che nascono dalla composizione di vari elementi inanimati: frutta, verdura, ortaggi, oggetti di uso quotidiano.

La scelta degli oggetti che compone il volto assume un valore simbolico, come in quest’opera dove l’inverno ha il volto arcigno di un vecchio albero ormai secco.

10. Maestro Venceslao (attribuito), Ciclo dei mesi – Gennaio, XV secolo, Castello del Buonconsiglio, Trento

Maestro Venceslao (attribuito), Ciclo dei mesi – Gennaio, XV secolo, Castello del Buonconsiglio, Trento
Maestro Venceslao (attribuito), Ciclo dei mesi – Gennaio, XV secolo, Castello del Buonconsiglio, Trento

Un capolavoro dell’arte gotica, tra le mura di un imponente castello nel cuore delle montagne. Il ciclo dei mesi che puoi ammirare nella “Torre dell’Aquila” nella cinta perimetrale del castello del Buonconsiglio di Trento, è un gruppo di undici affreschi che raccontano la vita quotidiana nel medioevo, mese dopo mese.

In particolare è molto interessante l’affresco che racconta il mese di gennaio, dove si vede un gruppo di nobili che gioca a palla di neve, proprio a ridosso delle mura del castello, mentre sullo sfondo i cacciatori perlustrano il bosco in cerca di prede.

lovisco.marco

Marco Lovisco

Giornalista, consulente di comunicazione e scrittore.

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1 Response

  1. richardchance84 richardchance84 ha detto:

    Belli tutti, con una menzione speciale per Giovanni Segantini !

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