Jackson Pollock: breve biografia e opere principali in 10 punti
In due minuti vi raccontiamo la vita del pittore americano che ha rivoluzionato il modo di intendere la pittura, grazie alla sua tecnica del dripping painting.
Le biografie dei grandi artisti riassunte in 10 punti
In due minuti vi raccontiamo la vita del pittore americano che ha rivoluzionato il modo di intendere la pittura, grazie alla sua tecnica del dripping painting.
Due minuti per raccontare la vita di Jackson Pollock, famoso per i suoi dipinti realizzati con l’action painting e la tecnica del dripping.
Jackson Pollock (1912-1956)
C’è chi lo ama e considera le sue opere capolavori assoluti e c’è chi invece crede che “con un po’ di vernice lo avrei potuto fare anche io”. Sembra una questione già sentita e mai risolta, ma è così: le opere di Jackson Pollock hanno sempre diviso la critica, fin dal 1959 quando il Reynolds News titolò “Questa non è arte, è uno scherzo di cattivo gusto”.
C’è però un’altra teoria, secondo cui l’opera d’arte non è solo quella che osserviamo ma è l’intero frutto del lavoro dell’artista e quindi, tutto il processo di creazione dell’opera e la biografia dell’artista contribuiscono alla valutazione del dipinto. Per questo motivo, conoscere la vita e lo stile di Jackson Pollock può essere una chiave per valutare le sue opere con uno sguardo nuovo.
1. Jackson Pollock (1912-1956) è stato uno dei principali pittori degli Stati Uniti. È considerato uno dei maggiori rappresentanti dell’Action painting.
2. L’Action painting consiste nel creare l’opera d’arte lasciando cadere la pittura sulla tela, o lanciandovi contro i colori in maniera apparentemente casuale. L’atto fisico di creazione diventa parte integrante dell’opera.
3. Jackson Pollock creava le sue opere attraverso la tecnica del dripping painting. Il pittore faceva infatti gocciolare il colore su una tela posta sul pavimento. “Sul pavimento sono più a mio agio – spiegava Pollock – . Mi sento più vicino, più parte del dipinto, perché in questo modo posso camminarci attorno, lavorare dai quattro lati ed essere letteralmente ‘nel’ dipinto”.
4. Nonostante le opere di Jackson Pollock sembrano create in modo apparentemente casuale, Richard Taylor, matematico e artista, negli anni Novanta ha riscontrato nelle trame dei suoi dipinti la geometria dei frattali, la cui teoria verrà introdotta solo negli anni ’60. In un certo senso Pollock ha inconsciamente ricreato sulla tela un motivo già esistente in natura ma all’epoca sconosciuto.
5. Jackson Pollock realizza le sue opere in uno stato di trance, nel quale è l’inconscio a guidare il pittore nel processo creativo, che diviene una sorta di danza sulla tela. È un modo con cui l’artista libera la tensione, come in un antico rituale.
6. Non a caso pare che Jackson Pollock si sia ispirato alla tecnica di pittura sulla sabbia dei nativi americani, praticata dagli stregoni in uno stato di trance che permetteva loro di entrare in contatto con “il mondo degli spiriti”.
7. Il successo di Jackson Pollock è legato alla collezionista d’arte statunitense Peggy Guggenheim che ne riconosce il valore sin dal 1942, quando l’artista era sconosciuto al grande pubblico. Nel 1943 infatti espone l’opera Guardians of the Secrets in una collettiva presso la sua famosa galleria di New York. Successivamente organizza una personale dell’artista e lo mette sotto contratto per permettergli di fare dell’arte una professione a tempo pieno.
8. Nel 2006 l’opera di Pollock 5, 1948, viene venduta per 140.000.000 dollari, un record per l’epoca.
9. Quella di Pollock non è stata una vita serena. La sua esistenza è segnata dall’abuso di alcool e di psicofarmaci che era costretto a prendere per tentare di porre rimedio ai problemi psichici da cui era afflitto.
10. Muore in un incidente di auto a soli 44 anni, causato dalla sua guida in stato di ebbrezza. In auto con lui ci sono la sua amante Ruth Kligman che sopravvive e l’amica Edith Metzger che perde la vita.
“L’artista moderno, mi pare, lavora per esprimere un mondo interiore; in altri termini: esprime il movimento, l’energia e altre forze interiori.” (Jackson Pollock)
Ciò che spesso caratterizza il genio è la presenza di processi ricorsivi nelle opere, anche in modo inconsapevole. Come il moltiplicarsi all’infinito dell’immagine di un oggetto posto tra due specchi piani paralleli. Pollock aveva elementi ricorsivi nelle sue opere, che hanno permesso di riconoscere i falsi che ne sono assenti. Ciò è dovuto alla presenza in piccola scala di frattali nei suoi disegni che sono ricorsivi per definizione e per natura. In Michelangelo è presente direttamente il gioco di specchi. Nella Cappella Sistina, nella Creazione dell’uomo, le mani del Padre toccano il futuro Figlio dell’uomo, e sono protese verso Adamo, in modo similare. Simili nella Caduta dell’uomo sono l’angelo e il serpente tentatore. L’angelo e il serpente sono speculari. Sembrano dei gemelli. Simili sono Aman crocifisso nella Volta della Cappella Sistina e il Gesù del Giudizio Universale sulla parete d’altare. In tal senso il “non finito” di Michelangelo, (anch’esso riconducibile a un processo ricorsivo), è associabile alla “non forma” di Pollock, perché entrambi frutto, o portatori di processi ricorsivi-speculari. Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
Spesso è difficile far avvicinare all’arte contemporanea, come del resto dici anche tu in molti sono soliti affermare “potevo farlo anche io”…invece c’è un mondo nascosto dietro la produzione di artisti come Jackson Pollock. Trovo che i tuoi post siano molto ben scritti e accattivanti, invogliano all’approfondimento. Grazie =)
Grazie per il tuo commento! 🙂 Sì, credo che l’opera non possa prescindere dalla storia del suo autore e di cosa lo abbia portato a realizzarla. Ogni opera è sempre il risultato di emozioni, esperienze e tentativi che hanno portato a quello che spesso, banalmente, giudichiamo con un “mi piace” o “non mi piace”. Buona serata!
Boo